A seguito del percorso In_Utile del 2019, connotato di sperimentazioni che hanno messo in luce i problemi attuali sull’ambiente ed il riciclo, l’anno in corso ci ha visto approfondire e riflettere sul complesso tema riguardante gli spazi fisici…ma solo.
Il paradosso che stiamo vivendo è quasi surreale: abbiamo abbandonato immensi spazi per agglomerarci nelle città o metropoli, decretando una sostanziale riduzione della qualità di vita, un inquinamento al di sopra dei limiti, una fragilità del territorio che è causa di catastrofi oramai cicliche. Le competenze tecniche, la ricerca avanzata e l’apertura al cambiamento sono le scommesse delle prossime imminenti generazioni.
Il pensiero creativo dunque deve venire in aiuto ed asservire un processo di ripensamento e ridefinizione degli spazi abitati, abbandonati, malfunzionanti, obsoleti, in ragione dei massicci esodi umani, delle modificazioni degli equilibri ambientali, del benessere psico-fisico di cui tutti noi necessitiamo.
Queste tematiche saranno raccontate con i format che ci sono più congeniali, eventi o performance, ma anche azioni concrete, formulando proposte per il riuso o la riabilitazione di spazi esistenti, ripensando ad una nuova socialità e aggregazione.
Ma l’analisi si apre non solo allo spazio fisico, costruito, pieno o vuoto, caratterizzato dalla bellezza o bruttezza, ma vuole riflettere anche su quello spazio “altro” che sta in ciascuno di noi e necessita della sua rappresentazione.
SEMINARIO FARE ARTE negli ANNI ’70.
STORIE di ARTISTI, GALLERISTI, COLLEZIONISTI
UDINE – 16 ottobre 2020
L’iniziativa si è svolta nell’ambito di una rassegna denominata “Territorio Attivo” che le associazioni culturali FARE e Furclap avevano pianificato nello spazio spazio temporale dal mese di gennaio al tutto il mese di maggio 2020. L’appuntamento del 16 ottobre 2020, quello più importante dell’intera kermesse, ha riguardato lo sviluppo artistico nel contesto storico-culturale degli anni ’70.
CONTESTO STORICO
Quel periodo storico ha avuto aspetti controversi e dinamiche differenti e comunque è stato un tempo di transizione.
Si usciva dagli anni del boom economico, ma con ampie fasce di popolazione ancora collegate a territori rurali. Il benessere aveva alleviato con relativa velocità le ferite economiche e sociali che la guerra aveva generato, in ogni caso covavano ancora odio e incomprensioni che negli anni ’70 sarebbero emersi nella tragicità di eventi terroristici la cui memoria è ancora oggi molto viva.
Non fu così in tutta Europa. Il Maggio ’68 scoppiato prima in California (Berkeley University) e subito dopo a Parigi non ebbe un lungo seguito, ma in Italia trovò linfa vitale che presto animò sacche rivoluzionarie che coinvolsero ampi strati della società: l’autunno caldo del ’69, i lunghi anni del terrorismo (piazza Fontana a Milano (’69), Gioia Tauro (’70), Peteano (’72), Brescia (’74), la strage dell’Italicus (’74), numerosi sequestri e “gambizzazioni” e così via fino agli anni ’80 (Ustica, Bologna…).
Si condividevano terribili momenti di “guerra” civile e grandi manifestazioni di solidarietà, di passione politica, di innovazione culturale (il movimento femminista del ’77, i primi passi verso il divorzio, l’aborto e tante altre conquiste di diritti civili).
RIFLESSI IN AMBITO ARTISTICO
In questo clima estremamente variegato ed eccitante l’Arte (in tutte le sue espressioni) trovò fertile humus e grande volontà partecipativa civile.
Fu in quegli anni che artisti squattrinati, sconosciuti e avvezzi ad una vita da “fricchettoni” (dall’inglese Freak che significa capriccio, ma anche mostro) iniziarono a sperimentare nuovi modi di fare Arte. Iniziarono le prime performance, le prime installazioni e fu l’esplosione della “concept art”.
Fu un periodo, tutto sommato, breve ma di una tale intensità e creatività che nei decenni successivi (ma soprattutto a partire dagli anni ’90) quel momento storico acquisì un ruolo importante nella storia dell’Arte e dell’evoluzione sociale e ancora oggi mantiene una posizione di particolare interesse nelle elaborazioni di storici ed intellettuali.
Ma come potevano vivere artisti poveri in canna? A chi potevano proporre i loro lavori, spesso incomprensibili, difficili da interpretare, provocatori, estremi…?
Alcuni coraggiosi galleristi (spesso anche loro artisti) investirono i loro averi per allestire spazi espositivi, luoghi dove effettuare performance ed installazioni.
Vero è che in quegli anni gli artisti si esibivano quasi gratuitamente e non c’erano i balzelli burocratici ed organizzativi cui dobbiamo sottostare ai nostri giorni; tuttavia questi “mecenati” hanno, di fatto, permesso l’evolversi di un periodo artistico estremamente fertile ed inedito.
STORIE DI ARTISTI, GALLERISTI, COLLEZIONISTI
Sono state evidenziate due esperienze di particolare rilevanza storico-artistica.
Galleria del Cavallino di Venezia
DeMarco Art Foundation di Edimburgo
La Galleria del Cavallino fondata nel 1942 da Carlo Cardazzo mise in evidenza l’avanguardia artistica del Novecento e negli anni ’70, fu uno dei primi centri di sperimentazione della video arte.
Gabriella Cardazzo (figlia di Carlo) alla morte prematura di Carlo, assieme al fratello Paolo, continuò l’opera del padre e Cavallino diventò un punto di riferimento a livello internazionale per l’arte contemporanea.
Molti furono gli artisti che vi transitarono, allora perlopiù sconosciuti, pionieri che che in seguito diventarono celebri e punti di riferimento per l’arte contemporanea, tra questi Lucio Fontana.
Gabriella Cardazzo ha inoltre pubblicato un libro dedicato alla Galleria Cavallino, di la cui nuova pubblicazione e versione è in uscita a febbraio.
DeMarco Art Foundation oltre ad essere una galleria d’arte prestigiosa è stata ed in parte lo è tuttora, un punto di riferimento per le sperimentazioni artistiche in Scozia, ma non solo.
Richard DeMarco, il fondatore, è un vivace ottantenne che con inesauribile passione continua ancora oggi a sperimentare ed osservare le proposte innovative che l’Arte offre. Una inedita video intervista a Richard De Marco sarà inserita nel programma degli eventi.
OBIETTIVI FORMATIVI
Si è portato a conoscenza dei giovani le straordinarie esperienze che videro negli anni ’70 protagonisti molti artisti allora sconosciuti, poi divenuti icone dell’arte. Contestualizzando i fatti storici e indagando le connessioni con la situazione socio-economica, si è an alitato il mutamento della figura dell’artista e la valenza del prodotto artistico dagli anni ’70 fino ai giorni nostri.
Sono stati presentati alcuni artisti che hanno rivoluzionato l’arte negli ultimi cinquant’anni, come Lucio Fontana, Joseph Beuys, Marina Abramovic.
Infine è stata avviata una riflessione su come l’Arte a partire dagli anni ’70 ebbe trasformazioni tali da diventare ai giorni nostri strumento di business e consumo.
Un percorso inedito dai contenuti didattico-formativi significativi per studenti che si apprestano ad affrontare un esame conclusivo ed iniziare un nuovo percorso universitario.
A condurre l’iniziativa è stato chiamato il giovane neolaureato in Conservazione Beni Culturali, Tommaso Piani il quale, dopo avere introdotto l’argomento in modo circostanziato, ha sollecitato le analisi e le riflessioni degli importanti ospiti quali Gabriella Cardazzo (galleria del Cavallino) e la curatrice Cristina Burelli Martincigh (libreria Martincigh).
Sono intervenuti:
L’arch. Ofelia Croatto la quale ha tracciato un percorso storico e cronologico dell’Arte figurative del periodo, l’attrice Daniela Gattorno e i musicisti Cristina Spadotto e Giovanni Floreani (quest’ultimo ha anche realizzato l’intervista a Richard Demarco presso la Summerhall di Edimburgo, trasmessa parzialmente sul monitor in sala). L’evento si è svolto all’interno dell’antico locale Caucigh di Udine.